Menu principale:
TRE DOMANDE ALL'AUTORE
Gianluca Soletti
"Suonerò la tua morte"
TRE DOMANDE A GIANLUCA SOLETTI PREMIO CRITICA HOLMES AWARDS 2016
D: Gianluca, il Suo testo è centrato principalmente sulle problematiche affettive di un padre e un figlio, e da lì si svolgerà tutta la fitta trama, ma anche se in combutta tra loro quanto ritiene giusta la frase che Lei mette non a caso quasi all’inizio del testo“Talis pater, talis filius” ,anche se gli stessi appaiono enormemente diversi tra loro? Si può veramente essere diversi da un padre o talmente simili da risultare incompatibili?
R: Nel caso specifico del mio romanzo, il contrastato rapporto tra un padre e un figlio ha una mera valenza introduttiva, serve solo a dare qualche indicazione sul tipo di personaggio che ci troviamo di fronte, a lasciar subodorare che in lui c’è qualcosa che non promette nulla di buono.
La figura che, all’oscuro dei turbamenti interiori del protagonista, sciorina con disinvolta leggerezza il “talis pater, talis filius” ha in mente solo un piccolo tornaconto personale e si augura che la generosità che apparteneva al padre sia prerogativa anche del figlio. La verità, nel dipanarsi del testo, è che le enormi differenze -
D: La scelta di un ambientazione storica diversa da quella nella quale vive, è dovuta principalmente ad una sua competenza per la storia oppure dettata da un distacco personale come a prendere le distanze dal protagonista stesso, sua creazione?
R: Indubbiamente l’ambito storico, sia per studi che per passione personale, è quello in cui maggiormente mi trovo a mio agio e rappresenta l’approdo più congeniale per le trame che costruisco. La scelta di una città che non è la mia, ma che tuttavia fa parte del territorio in cui vivo, nasce principalmente per le caratteristiche della città stessa… Saluzzo, la cui origine affonda nell’antichità e che a lungo fu sede di un marchesato indipendente e florido, specie in epoca medioevale, è un rincorrersi di viottoli e ripide scalinate, un incrociarsi di salite, passaggi coperti e ombre sfuggenti, una sorta di arabesco di pietra, mattoni e torri puntate verso il cielo. Insomma, il palcoscenico ideale per le imprese di un serial killer ante litteram notturno e spietato…
Quindi, più che per una precisa volontà di distacco verso il protagonista del mio romanzo, si tratta di una scelta funzionale, ispirata da un moto istintivo prima e confermata, dopo, da una precisa valutazione, per così dire, tecnica.
D: Nel suo testo vengono mostrate le moltitudini mentali in una stessa persona, pensieri discordanti spesso frutto di stati emozionali tormentati come nel caso del protagonista, capace di grandi pensieri, di amare la musica, ma tutto in maniera paranoica come da possesso e non da gratificazioni. Sono le frustrazioni personali del protagonista a renderlo un assassino oppure una serie di circostanze erroneamente elaborate che daranno vita al mostro che forse abitava in lui da sempre?
R: L’idea di fondo -
Limitatamente al mio testo, ma direi anche più in generale, non credo che siano le circostanze a creare un mostro ma, tutt’al più, penso che le circostanze accelerino un processo che è già insito, allo stato latente, nelle profondità dell’animo. La cronaca stessa, ma direi la nostra normale quotidianità, sono lì a dimostrarlo: a tutti noi è capitato, almeno una volta, di trovarci in situazioni così difficili da mettere a dura prova la nostra educazione e le nostre qualità etiche. Non per questo ci siamo trasformati in belve. Se per caso è successo, è perché la belva già sonnecchiava dentro di noi, aspettando l’occasione giusta per balzare fuori…
Il Presidente Carmela Russo
Il Presidente di giuria Luigi Rossi