Accademia degli Artisti

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Giancarlo Piciarelli

TRE DOMANDE ALL'AUTORE




TRE DOMANDE ALL'AUTORE  

GIANCARLO PICIARELLI PREMIO ASSOLUTO HOLMES AWARDS 2016 per il libro
TRILOGIA DI PIAZZA DEL POPOLO

A cura di Luigi Rossi  Presidente di giuria
e del Presidente Carmela Russo







D: Ciò che è importante, per la riuscita di un buon poliziesco, oltre ad una trama avvincente e incalzante, è l’ambientazione, che fa da cornice e  rende il lettore ancora più sensibile alla storia, ecco, nonostante la sua trilogia sia ambientata nella Roma moderna, lei riesce tuttavia a creare intorno al Commissariato di Piazza del Popolo una sorta di suggestione, rendendo le notti romane, in particolare, ricche di pericolo e con un’atmosfera suggestiva, in base a questo, perché lei ha scelto proprio Roma come fulcro delle indagini del commissario Blasi? Quanto di suo e quanto del Commissario Blasi stesso c’è nella scelta di mostrare questa Roma diversa dalla città eterna e ricca di storia che tutti conosciamo, questa città che sotto la sua magnifica facciata nasconde  orrori, segreti e omicidi?

R-in ogni romanzo io credo si debba avere molta cura nella scelta delle ambientazioni, perché una storia si legge con gli occhi ma è nella mente che si trasforma in film. Io ho scelto Roma perché è la mia città e perché la conosco molto bene ma non volevo sfruttare l’iconografia classica della Roma monumentale scrigno di civiltà, volevo evitare che i miei personaggi si muovessero in una città da cartolina. A Roma Come in ogni metropoli moderna esiste anche la città che naviga sotto il pelo dell’acqua, una città più vera dove i turisti non arrivano, una città abitata da anime nere, dove si uccide e dove avvengono anche gli atti più deprecabili ma non si tratta di un concetto geografico nè di periferie o bassifondi, le anime nere camminano insieme a noi e dormono nelle stanze rinascimentali o in elegantissimi quartieri in palazzi di lusso. E’ questa città non delimitata dalle mappe in cui si cala Blasi, ed questa la Roma che ho voluto raccontare. Blasi è diventato esperto in serial killer perché di ogni sospettato cerca l’anima nera, quella che vive sotto il pelo dell’acqua e che si nasconde a volte sotto una scorza di perbenismo e di buone maniere.


D: Il Commissario Blasi incarna la figura più classica del poliziotto: affascinante, con uno spiccato intuito, un carattere difficile e scontroso, un amore smisurato e ricambiato da parte delle donne, ed è proprio questo a rendere ancora più particolare il protagonista di questa trilogia, che per contrasto si trova in una Roma modernissima, invischiato in qualsiasi tipo di crimine, e questa figura pare quasi accentuata nelle sue caratteristiche, così come sono le caratteristiche caratteriali degli altri personaggi che gli ruotano intorno, che siano personaggi primari o secondari. Quanto ha giocato su questo?  Quanto ci ha  tenuto ad accentuare i difetti e pregi di tutti i personaggi ( svariatissimi) che si susseguono nei tre romanzi che compongono la trilogia, e perchè?

R-Io raramente invento i miei personaggi di sana pianta, c’è sempre una persona reale dalla quale cerco di carpire tic, abitudini e comportamenti magari amplificandoli “ad usum delphini” prima di cucirli addosso ai miei protagonisti.  Poi cerco sempre di dare pari dignità narrativa sia ai personaggi principali che secondari perché nell’economia racconto io credo che entrambi abbiano pari valenza. Discorso a parte merita il personaggio del commissario Leo Blasi che si distingue per le sue particolari caratteristiche dal pantheon creato per tutti gli altri protagonisti. La mia prima preoccupazione è stata quella di creare un personaggio diverso che si distinguesse da quello nato dalla penna persuasiva di Andrea Camilleri e che è molto presente nell’immaginario collettivo. Quindi Leo Blasi è un po’ un poliziotto atipico che spesso sostituisce il suo intuito al rispetto delle regole.  Ha molti vizi non necessari e poche virtù, sufficienti però, a risolvere i casi intrigati che gli si presentano. E’ un peccatore dagli atteggiamenti scorbutici ma dal cuore d’oro, è disincantato e persegue con la stessa tenacia gli omicidi e le avventure amorose ma non riesce mai ad andare oltre il sesso perché c’è sempre qualcosa nel suo carattere e nel suo vissuto che gli impedisce di abbassare affettivamente la guardia e di innamorarsi completamente. E’ ricco di trovate e di battute divertenti ma in fondo la sua è un’ironia amara.


D:  In questi tre romanzi, in cui il protagonista si trova sempre di fronte  ad un serial killer , il lettore non può non notare un crescere nelle storie: pathos, suspence, rompicapo sempre più complicati, indagini sempre più sofisticate. E’ una scelta graduale, che parte da un romanzo, definiamolo più semplice, passando per i misteri della Massoneria, fino all’ultimo che addirittura vede tra i protagonisti alcuni membri del Vaticano, non è difficile quindi intuire quanto lavoro ci sia dietro questi romanzi, ed è proprio questa la curiosità principale: quali sono state le sue fonti di ispirazione?  Perché ne “i figli della vedova”, secondo romanzo della trilogia, ha inserito anche la Massoneria, fornendo al lettore una serie di informazioni davvero interessanti?


R- Io credo che la parte più complessa, quando un autore decide di dare vita ad un thriller, non sia tanto la scrittura in se quanto, tenendo fede all’idea originale, la connotazione dei personaggi e le informazioni necessarie per dare la massima credibilità al racconto. Il lavoro di ricerca propedeutico alla scrittura a volte porta via più tempo ed impegno della scrittura stessa. Ad esempio nel romanzo “I figli della vedova” che voi avete correttamente citato, la raccolta dei dati che fanno da corollario al racconto è stata particolarmente complessa. Dopo essermi documentato sulle molteplici pubblicazioni che trattano l’argomento non ero ancora soddisfatto perché mi mancava, non essendo io un massone, la percezione dello spirito di questa fratellanza. Ho avuto la fortuna di poter intervistare due fratelli massoni che, seppur in sonno, avendo cioè rinunciato alla vita attiva di loggia, sono riusciti a farmi esplorare la complessità dei riti e dei simboli. Una volta assimilati e trascritti i contenuti dello spirito massonico, per coadiuvare il lettore ho pensato di inserire, all’inizio del testo, un glossario (una sorta di Bignami massonico) che chiarisse il significato dei termini che ho usato nella stesura del racconto e la comprensione delle atmosfere che ne sarebbero scaturite. I vari omicidi, presenti nella storia, avvengono tutti tramite avvelenamento ed ognuno con un veleno diverso con metodologie e sintomatologie mai uguali. Su questo mi ha aiutato un testo abbastanza raro edito da Hoepli ripescato da internet.
Anche “Geometria del sangue” ha reso necessaria una ricerca approfondita sulle modalità di gestione del Conclave e lo studio di una mappatura delle stanze e dei percorsi vaticani entro cui far muovere i personaggi.
Utili mi sono stati anche gli studi del “Centro di Psichiatria delle devianze comportamentali” e la documentazione de “L’Altro diritto centro di documentazione su carcere devianza e marginalità” da cui ho attinto notizie utilissime per la definizione della personalità dei vari serial killer.
Giancarlo Piciarelli


Il Presidente di giuria Luigi Rossi
Il Presidente  Carmela Russo





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