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Concorso Nazionale
“Fiabastrocca”
1°Edizione
Le foto
Antologia di Fiabe e Filastrocche
Premiati concorso letterario “Fiabastrocca”
1°edizione: 29/03/2012
Casavatore (Napoli)
Ideatori e organizzatori :
Carmen Russo (Poeta e scrittrice)
Clelia Gambino ( Assessore alla cultura)
Giambattista Ganzerli (Fondatore e Presidente CRI Napoli Nord)
Indice
Sezione A (Filastrocche)
Ladik Donato :Disegno del ciel
Maria Cristina Orga :Il messo permesso
Liliana Ianni : Filastrocca dell’alfabeto
Filippo De Angelis : Il vecchio mulino
Giuliana Gaudyer :I Distratti
Morena Paolini : Lo scorpione Romualdo
Daniela Leone : Borlotto
Donatella Nardin : Il folletto dal cuore perfetto
Patrizia Cozzolino : L’albero della cuccagna
Piero Sardo Viscuglia : Tutto è canto
Erica Conforto: Il ragno ricamatore
Franco Paolucci :La scuola arcobaleno
Sezione B (Fiabe)
Giuseppe De Lorenzo: Aldo e i suoi amici
Antonio Covino: L’ultimo canto di Pulcinella
Erica Conforto: La casa contesa
Daniela Sias: A…mici per la pelle
Immacolata Beninato: Il lago incantato
Enrico Rao : L’uomo sciocco
Anna Maria Villani : La fata del lago dorato
Nicola Maggiarra: I due oblò
Lucrezia Lenti : Donna Paura
Rita Muscardin : Due cuccioli in cerca di casa
Filastrocche
1°Classificato sezione filastrocche
Ladik Donato
Disegno del ciel
Guarda il fanciullo nel ciel l’aquilone
e segue felice la sua evoluzione
sino a che il vento lo porta lontano
e rende pesante la propria mano.
Il sogno celato nel cuor del bambino
è capire se il cielo gli è davvero vicino
ed ogni qualvolta l’aquilone s’impenna
il filo strattona come fosse una benna.
Vola e rivola il rombo di carta leggero
si riempie di vento e pare un destriero
salta pimpante da una nuvola all’altra
tracciando nel ciel una linea biancastra.
Lungo la striscia s’inarca nel cielo
forma di un fiore gigante lo stelo
che consegna all’azzurro diamantino
l’ingenuo desiderio del bambino.
2°Classificato sezione filastrocche
Maria Cristina Orga
Il messo permesso
Il messo permesso
è molto educato:
lui chiede “permesso?”
se pure è invitato.
Ha chiesto “permesso”
per fare il soldato
e chiede “permesso”
se mangia un gelato.
Non è mai depresso
non è mai imbronciato:
se incontra il tuo viso
andando un po’ a spasso ,
ti dona un sorriso
e ti chiede : “permesso?”
E tutti in città
gli vogliono bene
sorride qua e là
e allevia le pene.
Andando un po’ a spasso
un giorno normale
inciampa in un sasso
facendosi male
“Uhi!Ahi!”geme il Messo
“Che forte dolore
permesso permesso
chiamate un dottore !”
“Ma qui l’osso è rotto”
-
“Su, bende e cerotto
Che devo fasciare !”
Il messo permesso
se lo incontri adesso
ha un piede di gesso
per quel brutto sasso
ma spesso a spasso
non si piange addosso
e aspetta sereno
che si aggiusti l’osso.
Ha sempre sul viso
un dolce sorriso,
domanda “permesso?”
e col piede di gesso
riscuote lo stesse
un grande successo.
3° Classificato sezione filastrocche
Liliana Ianni
Filastrocca dell’alfabeto
L’alfabeto è da imparare
come fare a ricordare,
mi soffermo un po’ a pensare
soluzion devo trovare
ma il gioco è presto fatto
già mi sento soddisfatto .
Con la A inizierò e Aquilone scriverò,
poi la B ( Bi ) per Bicicletta
e la C ( Ci ) per la Civetta.
Mi soffermo solo un po’
per la D ( Di ) che metterò?
Scrivo Dito perché no?
Segue E di Elefante
E la F ( eFFe ) per il Fante
per la G ( Gi ) sarà Giochetto.
Ma per la H ( acca ) un problemetto
scrivo Hotel che ci rimetto !
Segue I d’Illustrazione
e la L ( eLLe ) di Leone,
per la M (eMMe ) scrivo Mani
per la N ( eNNe ) invece Nani.
Con la O c’è Orsettino
con la P ( Pi ) c’è Paperino,
con la Q ( cu ) io scrivo Quiete
con la R ( eRRe ) invece Rete.
Poi c’è S ( eSSe ) per il Suono
e la T ( Ti ) per grande Tuono.
Sono quasi arrivato
Uso U per Ululato
ed infine con la Z ( Zeta )
scrivo Zebra e son alla meta.
Menzione d’onore sezione filastrocche
Filippo De Angelis
Il vecchio mulino
Ricordo bambino
un sogno disperso,
un vecchio mulino.
Da gora irruenta
di acqua mugghiante,
la macina è spinta.
Vibrante tramoggia
rilascia quel filo
di grano che goccia.
Le virgole bianche
di neve sospesa
su guance mai stanche.
Le fole contate
dall’aspro mugnaio,
in rime baciate.
A macine ferme
diventa il mulino
un circolo inerme
d’artisti e poeti,
un poco gaudenti
e un po’ mangiapreti.
Le rime ed i versi
tra amici di strofa
cantati e poi persi.
Non ha piú la vista,
Settimio, ma vede
con occhi di artista.
Il filo di rame
sapiente contorce
in splendide trame.
Adesso è gargotta
il mulino d’allora
e ancor la pagnotta
profumo distende,
fettata, nel piatto
di scarne merende.
Menzione d’onore sezione filastrocche
Giuliana Gaudyer
I Distratti
La filastrocca per tutti i distratti
che a cercar cose diventano matti.
Cercan le chiavi e il portafogli
la scarpa destra il calzino i germogli.
Cercano un libro il giornale una penna
ed a Natale si perdon la strenna.
Perdono pure gli occhiali da vista
e non riescono a legger la lista
quella che han scritto per tenere a mente
e che conservano accuratamente.
La filastrocca per tutti i distratti
che con i conti non son mai esatti.
Che la matita la mettono in frigo
e poi la cercano fino a Zurigo.
Che perdon sempre la sciarpa e il cappello
il guanto di lana il taccuino l'ombrello.
Che la mattina non senton la sveglia
perché è in cucina dentro la teglia.
Che prima accendono la sigaretta
e poi la infilano nella borsetta.
La filastrocca per tutti i distratti
che con la mente non scendono a patti.
Sempre convinti di avere ragione
anche se in forno han riposto il maglione.
Anche se parlano sempre alle piante
quando la luna nel cielo è calante.
Se in ascensore si sbaglian di piano
e non ci trovano nulla di strano.
O se magari cercando la radio
vanno diritti ad aprire l'armadio.
La fila strocca per tutti i distratti
che a non cercar diverrebbero matti.
Non sempre tutto dev'esser perfetto
e qualche volta ben venga un difetto.
Chi cerca trova dicevan le nonne
cercando allegre in giardino le gonne.
Non c'è rimedio per chi è un po' svanito
e per adesso direi che ho finito.
Vado a cercar la mia stella cometa
e cercherò di imbroccare il pianeta!
Menzione d’onore sezione filastrocche
Morena Paolini
Lo scorpione Romualdo
Lo scorpione Romualdo
ama fare lo spavaldo;
se passeggia nel giardino
sembra il “boss” del quartierino.
Notte e giorno lui va a spasso
con quell’aria da gradasso,
la sua coda tiene in alto
poi si ferma sull’asfalto!
Ma….. è spietata la città,
Romualdo non lo sa!
E’ di grande cilindrata
quella moto che è passata
e, l’aracnide molesto
dopo poco è un manifesto.
Menzione d’onore sezione filastrocche
Daniela Leone
Borlotto
Si narrava una leggenda
di una fata tuttofare
che sbrigava ogni faccenda
senza troppo faticare.
E così ogni desiderio
che volevi soddisfare
fosse buffo o fosse serio
ti poteva accontentare.
Se però tu vuoi sapere
come usava il suo potere
ti dirò che in tutta fretta
dava un colpo di bacchetta.
Un bel giorno un giovanotto,
il cui nome era Borlotto,
si recò dalla fatina
fino in cima a una collina.
Attraversò un sentierino
di ginepro e rosmarino
e arrivò a destinazione
senza fare colazione.
Dopo tutto quel cammino,
sentì un certo languorino,
si toccò un po’ la pancia
dalla forma di un’arancia
e poi disse tra sé e sé:
«Mmm…se avessi il pancarrè!
Con un po’ di marmellata
e un bicchiere d’aranciata,
potrei fare uno spuntino
nutriente e genuino».
Ad un tratto udì un rumore
si voltò con gran stupore,
la fatina era in attesa
di sentir la sua pretesa.
«Fatina Pilù,
aiutami tu!
Un violento temporale
si è abbattuto sul mio orto,
non so più che poter fare,
mi va sempre tutto storto!».
Le verdure seminate
eran tutte rovinate
e degli alberi da frutto
tutto quanto era distrutto!
La fatina premurosa
pensò alla miglior cosa
e con l’uso dei poteri
procurò due semi neri.
«Ecco qui la soluzione:
prendi i semi e fai attenzione!
Senza troppo disperare
li dovrai poi seminare;
presto avrai il tuo raccolto,
il problema è già risolto!».
E così quel giovanotto
mise i semi nel fagotto,
ringraziò poi la fatina,
scese giù dalla collina.
Era ansioso di arrivare
per poterli seminare,
giunse a casa lesto lesto
ed accadde proprio questo:
in un giorno o forse meno
sotto un cumulo di fieno
dai semi nacque un fagiolo,
che non crebbe mai da solo
e in onor del giovanotto
prese il nome di Borlotto!
Qui finisce la leggenda
di un legume prelibato,
che non si mangia a merenda
ma cotto nello stufato.
Menzione d’onore sezione filastrocche
Donatella Nardin
Un folletto dal cuore perfetto
Mizai è un folletto dal cuore perfetto,
dai freddi del Polo un giorno è venuto,
per le storie del mondo si è inoltrato
seguendo le tracce di stelle cadenti,
abbracciato ai soffi di venti imponenti.
Nel suo cuore da tempo urgeva un languore,
una smania dolente che lo ha spinto ad andare
per un duplice scopo dagli Dei suggerito:
il primo è cercare per mari e per monti
la sposa adorata dagli occhi incantati,
con animo teso lei lo sta ad aspettare
ché il tempo sospeso vuol render reale,
perché solo nei sogni si sono incontrati
e or trepidanti bisogna anelarsi,
è giunto il momento,” oh amore” trovarsi!
La seconda impresa è più ardimentosa:
costringer gli umani ad una salvifica resa,
seppellire dell’odio le oscure trincee
e indurre i cuori più renitenti e malvagi
alla pace che regna tra gli umili e i saggi.
Mizai ora vaga tra stupori e sconcerti
bevendo il silenzio di lune e deserti,
protetto e scortato dalla stella polare,
sfiorando i destini dei più vilipesi,
incrociando le lotte di genti e paesi.
Ma fatica a trovare la sposa sua bella
e anche la pace e la buona novella!
In un lembo di terra infine è approdato,
un paese tra mare e laguna adagiato,
qui sente che vive la sua fata morgana,
un sentimento struggente lo chiama, lo chiama…
E mentre sfinito dal suo lungo viaggio
sulla spiaggia riposa e riprende coraggio,
dal mare si leva una voce armoniosa,
gli svela l’arcano, è una sirena briosa:
“se a tutti l’amore tu vuoi regalare,
con tre doni il destino tu devi omaggiare:
una rara conchiglia dai riflessi perlati
con cori di angeli in essa celati,
dagli abissi del mare il bianco splendente
di una stella marina con le sue rare punte,
di lucciole in coro un grappol dorato
che punteggi la notte ed il suo buio ovattato.
Mizai obbedisce, l’impresa si compie,
trova pace e sposa tra zampilli di luce.
Così brillan le storie su carta narrate,
da un giusto finale sono sempre allietate.
Menzione d’onore sezione filastrocche
Patrizia Cozzolino
L’albero della cuccagna
Stamane la maestra alla lavagna
ci ha fatto disegnar
l’albero della cuccagna.
Col gioco dei gessetti colorati
smarriti e ritrovati
su un fondo verde prato
foglie e fiori abbiam colorato.
Giallo verde e azzurro
disegnare è stato un trastullo
di marrone l’albero della cuccagna
disegnato proprio al centro della lavagna.
E ogni ben di Dio appeso ai rami
per gli amici vicini e lontani!
Sul ramo della tolleranza
Gianni ha colorato la fratellanza
tre mele vicine vicine
che si danno la mano come bambine.
Sul ramo dell’amicizia
Ida ha intinto nel rosa gioia e letizia
fragole sorridenti
nell’ascoltare i bimbi scontenti.
Sul ramo della bontà
Gennaro ha tracciato
tanta tanta buona volontà
chicchi d’una stretti stretti fra loro
per produrre tanto tanto vino buono.
Sul ramo della sincerità
Ornella ha delineato cristalli di verità
olive dondolate dal vento
che si vestono d’argento
nei frantoi del convento.
Sulla chioma dell’albero
la maestra poi ha disegnato un cappello
fatto di zucchero panna e caramello
che mangeremo alla fine dell’anno
se avremo potato i rami dell’albero.
Menzione d’onore sezione filastrocche
Piero Sardo Viscuglia
Tutto è canto
Un canto soave
echeggia nell’aria
una bionda sirena
si perde nel mare;
Il canto di un coro
viaggia col vento
trova una spiaggia
e si ferma un momento;
Canta una madre
al proprio bambino
parole di un cuore
che si fa più vicino;
Canta un poeta
la gloria infinita
di un Dio invisibile
che ti dona la vita;
Canta la terra
il suo malumore
trovando nell’uomo
il suo eterno dolore
Canta la gente
pensando al futuro
canto anche io
qui seduto su un muro;
Canto il tuo nome
candido e puro
simile a un fiore
che è già maturo;
Canto d’inverno
sotto la neve
tra il caldo e il freddo
non vedo le pene;
Canto il dolore
che mi fai provare
dicendomi no
non lasciandoti amare.
Ho cantato abbastanza di me
Or vi saluto senza dirvi perché.
Menzione d’onore sezione filastrocche
Erica Conforto
Il ragno ricamatore
Un ragno nero e giallo dall’aria un po’aggressiva
si costruì una casa usando la saliva
Fece una ragnatela a dir poco spaziale
nessun altro ragno ne aveva una uguale.
Sembrava un grande arazzo di fili trasparenti
parevan delicati ma eran resistenti
Era così orgoglioso del grande risultato
che stette fermo al centro per essere adulato.
E tutti quelli che passavano lì accanto
guardavano stupiti e dicevano: “che incanto!
sarà di certo un ragno architetto
per concepire un simile progetto
sarà un ragno sarto -
per usar ago e filo con tanta precisione
sarà un artista -
un’opera così non la sa far nessuno”.
Il ragno invitava tutti ad entrare
ma non c’era nessuno che volesse osare
perché la sua dimora faceva un gran spavento
sembrava un labirinto di fili d’argento.
E tutti quelli che passavano lì accanto
guardavano stupiti e dicevano: “che incanto!
sarà di certo un ragno pescatore
per rammendar le reti con tanto amore
sarà un inventore di grande ingegno
un’opera così richiede un bell’impegno
sarà un funambolo o uno scalatore
per stare appeso lì per delle ore”.
Ma lui non era quello che si pensava
era soltanto un ragno che ricamava
con grande abilità faceva dei merletti
di grandi dimensioni ed incredibili effetti.
E quando seppero di questa propensione
gli domandarono di fare una lezione
così adesso da ricamatore
è diventato un ragno professore.
Menzione d’onore sezione filastrocche
Franco Paolucci
La scuola arcobaleno
Oggi sono andato a scuola
e sognavo una cosa sola:
incontrare tanti amici
e insieme vivere felici.
Poi ho visto con stupore
né sorrisi né calore,
non volevano parlare,
correre e giocare.
Io che vivo in un palazzo
senza verde né terrazzo
non mi sembrava vero
di poter stare con loro.
Senza ridere e scherzare
eran lì tutti a guardare
il computer e la tv
nessuno mi parlava più.
Allora sapete cosa ho fatto ?
Mi hanno preso per un matto.
Come un pittore col cappello
ho colorato col pennello
le pareti della scuola
come fiori di un’aiuola.
Rosso, giallo, verde, blu
non ce la facevo più.
Arancione, rosa, viola
questa sì che è una scuola.
Ho messo il rosso fuoco
perché l’amore non sia poco,
il verde e il blu
perché si parli un po’di più,
il giallo come il sole
perché dia luce alle parole,
arancione, verde e rosa
perché la vita sia radiosa.
Un arcobaleno di colori
per scaldare tutti i cuori
per salvar gli scarabocchi
e guardarci ancor negli occhi.